Lapidi dipinte al cimitero di Pavia

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(Cimitero di Pavia – Lapide Cazzani. 1822. Foto dell’autrice)

Di Paola Redemagni

E poi qualcosa ti sorprende, qualcosa che non ti aspetti. Come la collezione di maioliche al Cimitero di Pavia: una collezione rara, databile in prevalenza agli anni ’20 dell’800 (1817-1834).

105 piastrelle in ceramica dipinta: 88 murate sul prospetto est del Famedio, lungo il lato interno del cimitero, altre 14 sulla facciata, in corrispondenza dei due avancorpi posti ai lati dell’ingresso principale.

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(Cimitero di Pavia – lapidi in maiolica. Foto dell’autore)

Pavia possiede una tradizione plurisecolare nella produzione di maioliche, in cui si collocano anche queste formelle, attribuite alla manifattura ceramica Guangiroli, con sede in Borgo Ticino. I colori e l’iconografia omogenei ne attestano la provenienza comune.

Malgrado le dimensioni ridotte – 35 centimetri di lato – l’impostazione ricalca nei temi, nei toni delle scritte e nelle immagini l’epigrafia ottocentesca più tradizionale. Una soluzione originale, per chi non poteva permettersi la spesa per una lapide in marmo.

Le formelle presentano in prevalenza scritte in italiano ma alcune ricorrono al latino, più aulico e ricercato.

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(Cimitero di Pavia – Lapide Piccaliga. 1823. Foto dell’autore)

Le iscrizioni ricordano le virtù del defunto: religiosità, fedeltà, pietà, prudenza, carità, secondo lo schema dei valori borghesi dell’epoca. Si ricorda la famiglia, si sollecitano preghiere.

Sulle altre lapidi troviamo temi religiosi (croci, la Madonna dei Sette Dolori, la Vergine del Rosario, la Madonna con San Siro), simboli classici (sepolcri, candelabri, urne cinerarie), commiati e compianti, vanitas (spesso presente la clessidra, anche alata), decorazioni floreali e una serie di teschietti che, malgrado l’impegno, non riescono ad essere minacciosi.

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(Cimitero di Pavia – Lapide in maiolica dipinta. Foto dell’autore)

Ma la parte più interessante è rappresentata sicuramente dalle vere e proprie scenette dipinte sulle formelle, in cui sono protagonisti degli scheletri assai vivaci: uno scheletro alato, coronato e armato di falce accoglie la vedova e i figli di Lorenzo Oppizzio, solerte ricevitore di finanza. Ma insegue con ben altra determinazione il povero Siro Sindaco, che fugge a gambe levate. Il macellajo Antonio Broglia, invece, attende serenamente l’angelo venuto a prenderlo. Altri scheletri additano con gesti di cordoglio altri defunti ma il tratto ingenuo, la gestualità spontanea e i colori tenui – in prevalenza giallo, verde e azzurro – donano a queste lapidi dipinte una freschezza popolare ben lontana da qualunque senso di tragedia.

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(Cimitero di Pavia – Lapide Fontana, 1825. Foto dell’autore)

La vivacità di queste scene e l’interazione di scheletri e viventi non deve sorprendere: in fondo rappresenta la versione aggiornata delle Danze macabre medioevali Danza macabra, in cui scheletri danzanti guidavano i viventi verso il proprio destino. Questa volta in abiti ottocenteschi.

(Si ringraziano Donatella Maccarini e Alice Adavastro del Comune di Pavia – Uffici di polizia mortuaria, per i riferimenti bibliografici e i materiali forniti. Le informazioni sulla collezione sono reperibili in:  “Il cimitero monumentale di Pavia” (2011), realizzato dalla S.O.C.R.E.M. e progettato in accordo con il Comune di Pavia – coordinamento e redazione a cura di C. Repossi e L. Erba).

(Dear friends speaking english, this is an home-made blog. I have no money to pay a professional translator, so I write english post by myself and – as you can see – I can’t write English language very well. So you can find a lot of mistake in the articoles: I beg your pardon. My English language level is: F(unny)! Will you pardon me?)

The collection of depicted pottery tiles at Cemetery of Pavia is rare. 105 tiles dated between 1817 and 1834, made in  Guangiroli factory at Borgo Ticino, Pavia. 88 are set into a wall on the est side of Famedio, the others set into the facade.

In every tile, every side are 35 cm long. They are small, pottery gravestones. Everyone shows the same symbols, pictures and epitaphs that you can see on marble or stone headstones, in more important tombs.

You can read epitaphs in Italian or Latin languages that illustrate the traditional virtues: piety, devotion, charity, and so on. And you can see traditional symbols: crosses, Virgin Mary, funeral monuments, candelabras, urns, hourglasses, flowers.

Also you can see a lot of skeletons and little skulls: they would be threatening but they can’t. The drawing of the skeletons is quite naïve and their acts are genuine. The colors on the tiles are gentle – light yellow, green, blue – and not gloomy.

The skeletons perform some sketches with the deaths and other persons: you can see a crowned skeleton, bringing a big sickle, saying welcome to the widow and to the sons of Mr. Lorenzo Oppizzio. The same crowned skeleton chases Mr. Siro Sindaco, who is running away very fast. Mr. Antonio Broglia, the butcher, is calm, waiting for an angel.

These sketches are not so unusual as you can think: they resemble the Medieval Macabre Ballet, where some skeletons bring people towards afterlife.